Da Aziende in campo.Il Sole24Ore:

Colpo d’acceleratore sulla crescita e sull’internazionalizzazione di Forno d’Asolo che punta su Germania e Stati Uniti.
«Dopo l’acquisizione di La Donatella possiamo aggredire la ristorazione – annuncia Alessandro Benetton, presidente di 21 Investimenti –, in particolare con i dolci monoporzione. Il nostro potenziale di crescita è poi amplificato dal disporre di tecnologie produttive più avanzate del settore che garantiscono lavorazioni artigianali».

Sogno americano
Forno d’Asolo ha appena aperto due filiali in Germania e negli Stati Uniti (nel New Jersey con attività commerciale a New York) e nel 2017 potrebbe puntare a un fatturato di 130 milioni (116 nell’esercizio precedente) con un Ebitda di 20 milioni (15 milioni).
La società veneta di Maser è specializzata nei prodotti da forno surgelati dolci e salati destinati a bar e ristoranti mentre La Donatella è uno dei big tricolori nella produzione di torte farcite e da forno, su tutti il tiramisù, che ha portato in dote a Forno d’Asolo 15 milioni di ricavi (di cui il 30% all’export). Forno d’Asolo è controllata da 21 Investimenti, fondato da Alessandro Benetton, che si focalizza sulla realizzazione di progetti industriali di sviluppo e valorizzazione di aziende leader di mercato.

La performance
«Dal 2014 al 2017 – sottolinea Benetton – abbiamo quasi raddoppiato il fatturato e abbiamo aumentato gli addetti di 145 unità, più cento di La Donatella. Risultati che premiano anche chi ha deciso di sceglierci per rilevare l’azienda: la scelta è fondamentale per un fondo di private equity». I risultati ottenuti sono, senza dubbio, di rilievo se si pensa che in questa fase il mutamento dello stile alimentare del consumatore italiano privilegia una dieta più salutista, con meno zuccheri e grassi.
La storia dell’azienda comincia nel piccolo panificio della famiglia Gallina, fra le colline di Asolo, in provincia di Treviso. Nel marzo 2014 l’acquisizione da parte del gruppo 21 Investimenti, con l’obiettivo di valorizzare il marchio come un’eccellenza del made in Italy. «Abbiamo subito avviato una strategia di forte sviluppo in Italia e all’estero – sostiene Benetton – con investimenti per 15 milioni. E siamo cresciuti regolarmente a doppia cifra, ma soprattutto abbiamo gettato le basi per una crescita organica e qualitativa per i prossimi anni». Uno dei punti di forza dell’azienda è disporre di una rete di vendita numerosa e a gestione diretta che copre il 95% del territorio.
Quali oggi le leve dello sviluppo? «Espansione all’estero – risponde l’imprenditore –, acquisizioni, rete di distribuzione, marketing e rafforzamento dei brand: sono tutte aree su cui stiamo lavorando».
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Il timing
Qual è il timing d’investimento di 21 Investimenti in Forno d’Asolo? «Si valuta anno per anno – risponde l’imprenditore –. In genere varia da 3 a 7 anni, con una media di 5. In Pittarosso (catena al dettaglio di calzature e pelletteria ndr) siamo rimasti un triennio, portando l’azienda da 85 milioni di fatturato a 800».
Per l’operazione Forno d’Asolo era intervenuto un pool di banche (Bpm, Mps, Ubi, Crédit Agricole e Bper) che aveva erogato in origine un finanziamento di 44 milioni, calato nel 2015 a 24,25 milioni e nel 2016 «probabilmente dimezzato».
Poi Benetton si sofferma sugli altri obiettivi di 21 Investimenti. «Non abbiamo formalizzato nulla, ma potrebbero esserci altre aziende del bakery made in Italy e forse nel retail con 2 o 3 flagship».

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