Prezzo del Burro: Tratto da IlSole24ore.com: Boom delle quotazioni del burro in Europa, assenza di stock e imprese dolciarie a caccia di forniture. Negli ultimi 12 mesi le quotazioni del burro in Europa sono più che raddoppiate, da 2.400 euro a tonnellata 5.250 di maggio, pur con consumi stabili. E la febbre dei prezzi non è finita. Ma il boom delle quotazioni del burro si registra anche in Asia e Nordamerica, dove i consumi sono in forte crescita.

«Non riusciamo a trovare il burro necessario per le nostre lavorazioni – lamenta Alberto Balocco, ad dell’omonima impresa dolciaria piemontese -. Non si tratta solo del prezzo, peraltro molto elevato, ma della disponibilità fisica della materia prima. Non saprei dove individuare le responsabilità di questa carenza, ma certo gli incentivi Ue a non produrre per gli allevatori hanno avuto il loro peso».

In Francia, la Federazione delle imprese dolciarie (8,5 miliardi di fatturato e 2 di export) ha lanciato l’allarme sul boom dei prezzi e sulla carenza di materia grassa: «Il burro è l’elemento principale per le produzioni. Se il costo continua a salire, dobbiamo aumentare i prezzi dei prodotti venduti al consumo: l’unico modo per sostenere la vitalità delle aziende made in France».

Produzione in calo
Nei fatti nella Ue15, nel 2016 si è raggiunto il picco produttivo con 1,85 milioni di tonnellate di burro (dati Clal.it), contro 1,7 milioni del 2013 e 1,66 milioni del 2011. Tuttavia nei primi 5 mesi del 2017 le produzioni sono in calo in tutti i Paesi leader, dalla Germania (-4%) alla Francia (-8%). In Italia il calo è iniziato lentamente nel 2015 e continua quest’anno (-1%). «Non ci sono stock sul mercato – conferma Alberto Bauli, presidente del gruppo veronese omonimo -. E la sensazione è che i prezzi continueranno a correre. I motivi? Probabilmente i produttori trovano più remunerativo destinare le forniture ai formaggi. Eppoi la Francia sa tutelare a Bruxelles i propri allevatori».

Dal fronte dei trasformatori, Giuseppe Ambrosi, presidente di Assolatte, osserva che «il balzo dei prezzi è un fenomeno mondiale. I motivi? Diversi: la crescita di formaggi, l’abbandono dell’olio di palma, la maggiore domanda dell’industria alimentare». E nel secondo semestre del 2017? «Sono previsti prezzi ancora in tensione – risponde Ambrosi – con ulteriori rialzi. E sarà ancora più difficile trasferire gli aumenti al consumo. Quanto all’industria dolciaria, la coperta è corta: tutti ne tirano un pezzetto e, alla fine, non copre tutti».

Inalpi, contratti di filiera
Ambrogio Invernizzi, ad di Inalpi, conferma che sul mercato gli stock ammontano a sole 4mila tonnellate contro le 140mila dell’anno scorso. E spiega che rispetto a un anno fa la situazione si è rovesciata: il crollo del prezzo del latte a 20 centesimi al litro aveva indotto la Ue a varare aiuti anticrisi, poi soppressi. «Queste forti oscillazioni – osserva Invernizzi – insegnano che è necessario stipulare accordi di filiera con gli utilizzatori per stabilizzare i prezzi ed evitare speculazioni. Oggi il 70-80% delle nostre vendite sono di filiera». Una strada da seguire? «No – risponde Bauli -. Si ripeterebbe la situazione delle uova. Alla fine paghi di più».

Link articolo: IlSole24ore (Emanuele Scarci)